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Coi ragazzi del liceo Frisi

Ringrazio per la seconda volta il liceo Frisi di Monza, ringrazio ancora la professoressa Sara Rossi e naturalmente i ragazzi che hanno voluto ascoltare la mia esperienza di autore.

È stato un privilegio rispondere alle loro domande, li ricordo con affetto.

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Gatti e gattare

La gattara

Gatti e gattare

…meritano una piccola attenzione pure le gattare: ogni comune che si rispetti ne ha almeno una. È un po’ come per le signore che fanno la puntura a domicilio: in ogni comunità o condominio ce n’è una.
Anche Milano, ovviamente, non fa eccezione; ma in una realtà metropolitana, ai giorni d’oggi, le gattare si manifestano nell’ombra.
D’altro canto però, se Dio nella sua infinita saggezza ha creato le gattare, ossia queste donne inclini ad aiutare e sfamare i gatti randagi, avrà certamente fatto tutti i suoi conti.
Oggi i gatti randagi a Milano li puoi ancora vedere, ma devi spostarti nelle estreme periferie e le gattare non si perdono d’animo: sono disposte anche a prendere il taxi pur di raggiungerle.
Questo è perlomeno ciò che mi è capitato di osservare in ruolo di accompagnatore, durante il servizio: la signora un po’ anziana dall’aspetto trascurato, cappotto, abbigliamento e portamento grezzo, lasciava intuire una provenienza da ambienti popolari.
Questa è perlomeno l’apparenza che hanno in comune un po’ tutte le gattare.
Mi riempì il bagagliaio di tanti sacchetti e un mazzo di fiori non addobbato; destinazione: il periferico cimitero del Musocco, lì dovevo attendere un po’ per poi riaccompagnarla.
I fiori servivano per il cimitero e, dopo un rapido allestimento del vaso presso la lapide e una sintetica
preghiera, si diresse velocemente nei paraggi dell’uscita: in tutti quei sacchetti c’era il mangiare dei gatti.
Era evidente che era questo il vero motivo del viaggio e la questione del proprio caro che giaceva sotto la lapide era certamente secondaria; ma dal momento che già doveva recarsi fin lì per i gatti, perché non approfittarne portando un mazzo di fiori?
Ma questi gatti poi dov’erano? Diverse volte avevo stazionato col mio taxi proprio lì davanti, ma di gatti
mai, nemmeno l’ombra. Eppure al richiamo particolare della vecchia ne comparsero almeno una decina provenienti da tutte le direzioni, li vidi saltar giù perfino dall’alto senza che io facessi in tempo a capire esattamente da dove.
Tirò fuori dai sacchetti dei veri e propri pranzetti cucinati a regola d’arte per loro e diede inizio al banchetto. Pareva spaventoso il loro appetito, da come mangiavano.
Ogni creatura aveva naturalmente un nome: chissà se poi erano i veri nomi originali, magari qualcun’altra gli aveva già attribuito altri nomi precedenti.
Non mancò pure un cenno di gelosia nel gruppo dei gatti quando la vecchia, in via del tutto eccezionale, concesse una “cara” a uno dei gatti: eppure quei gatti erano proprio selvatici; probabilmente lei era l’unica persona al mondo che aveva da loro stessi il permesso di toccarli.
Ma un episodio ancora più spinto, riguarda una signora che praticamente tutti i giorni chiamava il taxi.
Abitava sulla cerchia dei Navigli, quindi alle porte del centro storico.
I suoi capelli erano grigi e trascurati, il corpo un poco grassottello e indossava sempre un indumento bianco che sembrava una camicia da notte. L’età era davvero difficile da definire, ricordava un po’ quelle vecchie molto semplici e misteriose disegnate nelle fiabe.
Sentivo per radio che chiamava sempre il taxi con uno o due gatti da trasportare; certe volte richiedeva un taxi station wagon perché aveva addirittura con sé quattro gabbie.
Qualche volta capitava anche a me di trasportarla: la portavo sempre alla clinica veterinaria, con sé aveva due gatti in gabbie rigorosamente separate e coperte da un panno, così non potevano guardare fuori altrimenti, secondo lei, avrebbero sofferto il viaggio.
Qualche volta eccezionalmente mi permetteva di dargli un’occhiata alzando leggermente e per un attimo il panno, consentendomi di intravedere solo un po’ il muso e gli occhioni.
La volta successiva, sempre in direzione della clinica, fece tappa in una farmacia per acquistare le medicine per gatti; in quel viaggio scoprii che non aveva due e nemmeno quattro, bensì dieci gatti in casa e quasi tutti i giorni, a rotazione, li portava a fare delle terapie in clinica.
Fu lì che compresi la verità. Il veterinario della clinica, intuendo il tipo, deve avergli detto pressappoco così: «Cara signora, i suoi gatti hanno bisogno di tante cure!».
E così l’hanno convinta a fare una specie di abbonamento fisso.
In pratica, ogni giorno a turno, i gatti venivano portati per le varie terapie: punture di calcio, flebo di vitamine, gocce per le orecchie, colliri, dialisi, clisteri ecc. In realtà quelle bestie erano sanissime, ma la signora voleva così.
Dopo tutto, se questo serviva a farla sentire più tranquilla, penso che tutti quei soldi erano anche ben spesi.
Chissà se anche i gatti si sentivano così tranquilli a stare con lei?…

Lo iettatore

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Totò – La patente – 1954

…In realtà voleva approfittare dell’ora di traffico ancora fortunata sperando nella strada libera.
Il destino volle che col taxi toccò a me.
«Dovrebbe allacciarsi le cinture di sicurezza, signora.»
«No, non allaccio mai la cintura, porta male.»
«Facciamo la via Giambellino, signora?»
«No! Per carità, può essere trafficata… e poi un giorno mi hanno scippata.»
«Si… ma sarà stata a piedi. Ora siamo in taxi.»
«Lo so, lo so ma è certamente un segnale negativo, perciò niente.»
«Allora facciamo la via Lorenteggio.»
«No! Non se ne parla perché cinque anni fa mio fratello fece un incidente rompendosi un dito.»
«E allora?»
«E allora, niente! E certamente tutto questo non è di buon auspicio!»
«Certo… è vero, non avevo riflettuto. Ma allora cosa propone?»
«L’unica scelta logica è andare verso viale Cassala, ma per scaramanzia lascio decidere a te.»
«Ecco. Stavo giusto pensando alla stessa strada, che coincidenza! Penso che sia la scelta migliore e se poi anche lì deve succedere qualcosa… amen!»
«No. Amen un bel niente! Tocchiamo ferro e andiamo…

Gente losca

Dal film: I Guerrieri della Notte

…dalla stazione Cadorna dovevo trasportarlo a Baranzate :«Da dove arriva di bello, col treno?». «Da Como… finalmente torno a “casa”.» «A proposito, che via di Baranzate?» «Non c’è problema, lì ti dico io. Comunque è il campo nomadi.»Avrei dovuto capirlo subito che era uno zingaro, pensai.
E poi non è come per le donne, che le riconosci subito a distanza; questi, a volte sembrano persone comuni e poi non ti dicono mai subito che devono andare al campo nomadi, forse per una loro sorta di pudore. A ogni modo, qualunque occasione può essere buona per conversare: «Cos’è andato a fare di bello a Como?». «Di bello poco. Torno dalla prigione.» «Benissimo! Che cosa hai combinato per andarci?» «Niente. Ho solo un po’ rubato.» «Un po’ rubato? A quanto pare è sufficiente rubare un poco per finire dentro.» «No… è che io rubavo sempre, ma…

In cerca del motel

In cerca del motel

Ansiosi di riposare?

…di tanto in tanto, ci teneva molto a precisare che il fine della questione era appunto il riposare un poco,e io ne avevo certamente preso atto. Man mano che la ricerca fra i comuni della cintura metropolitana ovest continuava, il cliente avanzava nuove pretese, sempre più raffinate: ora il motel doveva essere di quattro stelle. I motel di categoria inferiore potevano non essere adeguatamente puliti, se non addirittura contaminati dai viandanti precedenti. La cliente non parlava, ma si vedeva subito che era ansiosa di riposare: chissà com’era stanca. Io, quello che potevo fare, era continuare la ricerca nell’hinterland ovest, nella speranza che la fortuna ci baciasse in fronte. In fondo, di tanto in tanto, di motel se ne incontravano, anzi prima di allora non ne avevo mai notati così tanti da quelle parti; ma non bastavano: mancava quello a quattro stelle, né di più né di meno. «Forse ci siamo» dissi. «Sì… entriamo con la macchina e chiediamo. Eppure mi sembra di esserci già stato qui, ma non ricordo bene…» disse lui. Ma come fa un uomo a stentare di ricordare di essere stato in un motel? Boh, poco importa pensavo; l’importante era trasportare i due all’alloggio e, se Dio voleva, la missione era compiuta. Le stanze erano distribuite lungo un percorso interno e, a ogni alloggio, era affiancato il relativo posto auto. Alcuni di essi, evidentemente occupati, avevano un tendone abbassato, allo scopo di nascondere l’auto. Dopo aver salutato i passeggeri, che mi avevano compensato adeguatamente, mi stavo recando verso l’uscita piuttosto soddisfatto, ma la sbarra non s’alzò. Era l’uomo della reception che mi tratteneva: poco dopo infatti si affacciò alla finestra per indicarmi senza spiegazioni di fare il giro e riprendermi i passeggeri. Incredibile! Tuttavia, il fatto non mi stupì molto: sicuramente la stanza non era conforme alle loro aspettative. Ma non era così, anzi possiamo dire l’opposto: era il cliente che non era ospite gradito in quel motel. Caricai di nuovo i due clienti, iniziando di fatto una nuova corsa; così, ascoltando la versione del passeggero stesso, venni a sapere che il suo nome sarebbe stato inserito in una specie di libro nero dei clienti sgraditi, a seguito di una lite tra lui e l’albergatore avvenuta forse una ventina di anni prima. Infatti quando il nominativo tratto dal documento di identità fu inserito nel computer dalla memoria elefantina, si svelò l’altarino. Al cliente, solo in quel momento, tornò in mente che effettivamente doveva esserci stata una remota discussione risalente ai tempi in cui aveva alloggiato lì per un certo periodo, forse per lavoro. Lui però non ricordava molto bene i motivi del litigio e sembrava comunque non dare importanza alla questione. Pensai che magari il cliente era talmente abituato a girare fra i motel, litigando qua e là, da non ricordare un caso in particolare…

L’ombra del cinismo

 

La bilancia dei valori

Quanto pesa il cinismo?!

L ’utente:«Scusa, Franco,se ti interrompo! È questa la zona di cui ieri ti parlavo, dove abita mia madre. Lei si lamenta continuamente dei disagi che creano i lavori per la nuova stazione della metropolitana, eppure io le ho spiegato tante volte i vantaggi che ne seguono, a cominciare dal suo appartamento che,come minimo,incrementerà del venti o anche trenta per cento il proprio valore! »
.Il conoscente: «Ma Giulio , tua madre oramai ha quasi novantacinque anni, non ha tutti i torti a fregarsene della metropolitana … …».
L’utente: «Be’, se non interessa a lei, in qualche modo interesserà a me…

Grazie Sara

Ringrazio il liceo Frisi di Monza.
Un grazie particolare con affetto a Sara Rossi, docente di lettere e ai suoi ragazzi che han terminato la prima.
Presentare il libro in aula è stata un’esperienza speciale; una responsabilità.
Un caro saluto quindi ai ragazzi che attraverso le loro numerose domande han manifestato molto interesse; ragazzi svegli e positivi.
Auguro a loro un felice futuro e che contribuiscano a seminare tanta serenità in questo mondo che ne ha bisogno.

Sara Rossi e Giovanni Ubezio_Presentazione Il cane che mi guardava

Sara Rossi e Giovanni Ubezio

Il cane dell’architetto

Il cane, forse sentendosi nelle buone mani della padrona, era molto alterato e più arrogante che mai. Per cominciare entrò in taxi, sul sedile,ringhiando, e semmai sarei stato io ad avere avuto il diritto di ringhiare, dal momento che era lui a essere entrato nel mio territorio, e poi mi aveva pure annusato.
Anche riguardo questo aspetto vorrei aprire una parentesi.Che un cane entri nella mia macchina e mi annusi, io potrei non essere d’accordo. Se fosse una persona a entrare nel mio taxi e passivamente annusasse il mio odore, buono o cattivo che sia, ciò potrebbe essere relativamente normale, ma per un cane il discorso cambia. Il cane percepisce un odore che è unico al mondo e in base alle tracce molecolari che appartengono

Il cane dell'architetto_Giovanni Ubezio

Il cane dell’architetto

esclusivamente a ognuno di noi, lui ti identifica, ti classifica e stabilisce subito se gli vai a genio o no; solo Dio sa quante informazioni passano dal tuo corpo al suo naso. È sufficiente una brevissima fiutata e la frittata è fatta.Nella sua testa si crea una sorta di istantanea indelebile sul soggetto e tu entri da subito a fare parte per sempre del suo grande archivio olfattivo. È addirittura peggio di una persona che legge la tua carta d’identità e conosce il tuo codice fiscale o il tuo certificato medico: probabilmente infatti il cane, annusandoti, può anche capire se sei ammalato o no. Tutto questo non equivale a una violazione della privacy? Fortunatamente…

Pedinamenti

Così quando lui per esempio parlava dell’odierno programma lavorativo in maniera ambigua o reticente, lei si insospettiva e mi chiamava. In questo modo mi toccavano pedinamenti e lunghi appostamenti.

Fantozzi pedina la Pina_Il cane che mi guardava e altri racconti del tassista

Fantozzi e la Pina

Il secondo pedinamento fu causato dal fatto che il partner si era svegliato particolarmente allegro, si era vestito più elegante del solito ed era uscito di casa tutto profumato.Anche per questi aspetti scattavano spiccati meccanismi di gelosia e mi toccava ancora scarrozzarla per i meandri della città, all’inseguimento di lui.

(Pag. 34)

Il vecchio e la metamorfosi

A un certo punto, quando oramai l’evento fatale sembrava davvero compiersi, è successo l’impensabile. Il vecchio si è trasformato, è ringiovanito all’improvviso di vent’anni, il corpo curvo ha riacquistato la posizione eretta e le gambe hanno cominciato a correre in maniera  quasi atletica. L’istinto di conservazione, che visto dai nostri occhi giovani e poco saggi doveva sembrare oramai superfluo, era prevalso, consentendogli con un balzo felino di raggiungere agevolmente il cordolo dello spartitraffico e mettersi in sicurezza per poi, un istante dopo, tornare allo stato naturale di sempre.    (Pag. 46)

Attenti al vecchietto

Pericolo vecchi